Ragazzi, guardiamoci bere negli occhi. Voi ritenete che la comunicazione sia la vostra prima competenza? E se io chiedessi a ognuno di voi qual è il vostro modello teorico di riferimento per la comunicazione medico paziente, voi avreste le idee chiare su qual è la risposta? A me nessuno me l'ha mai spiegata. Sta roba qua non so.
Voi se avete avuto fortuna, questo è. Il grandissimo elefante nella stanza è forse l'opportunità che ci stanno dando tutte queste nuove tecnologie, cioè quello di iniziare a fare quello che diciamo di fare ai convegni e che nessuno fa e che nessuno insegna, a cui nessuno sembra essere interessato, cioè a far diventare la comunicazione l'elemento chiave, l'elemento chiave del nostro lavoro, perché
è l'unica cosa. Su cui avremo controllo e probabilmente è l'unica elemento di valore differenziante che avremo nei prossimi 3 5 anni rispetto a un utilizzo di intelligenza artificiale pura. La nostra possibilità di tradurre in maniera empatica, di essere connessi, di far riferimento a tutte le dimensioni, i neuroni specchio, tutte le cose che probabilmente sapete, sappiamo, eccetera con i nostri simili. L'efficacia comunicativa per adesso. E ancora, potrebbe essere ancora
dalla nostra parte. Io non so se li guardate in giro, non parliamo di noi tutti gli altri, Eh. Io non vedo così tanta competenza comunicativa in ambito medico generale. Io ho faticato tantissimo, mi sono reso conto drammaticamente di avere problemi grossi di comunicazione più di una volta nel corso della mia vita, per cui a un certo punto è diventato un po' un'ossessione per me, l'idea di imparare quasi in maniera scientifica, mi viene da dire. A comunicare, perché c'è bisogno
anche di quello. Non è solo una qualità, chiamiamola che nasce dal cuore. Certo, certamente ognuno di noi ha un capitale emotivo, empatico che può mettere a disposizione dell'altro. Ma è qualcosa che passa da altri step, sapere quali sono le tecniche di comunicazione efficace, difendere in maniera incredibilmente potente. La dimensione che permettano i medici di comunicare, che è lo spazio del tempo, spazio e tempo. Cioè per comunicare abbiamo bisogno di spazio e di tempo.
Io vedo troppo spesso noi psichiatri cedere al fatto di vedere, non so, sei pazienti in un'ora, sei pazienti in un'ora non si può comunicare, cioè bisogna arrenderci a quello che che è un'ovvietà. Più si ridimensiona lo spazio temporale, più si risica. La possibilità che noi abbiamo di dare del tempo alle persone davanti a noi e meno diventiamo efficaci sul piano comunicativo. La comunicazione passa anche da
dimensione di autenticità. Io non so cosa pensate voi degli esperti di psichiatria, quelli affettati no. Avete presente i convegni? Quelli. Io mi sono sempre chiesto, ma come cavolo fanno a parlare con le persone? E avete presente Alberto Sordi o cara la mia signora Lucia? No, questa questa recita caratteriale terribile che stiamo portando avanti da decenni. Noi medici.
Se c'è un'unica cosa che ci differenzierà da delle macchine saranno questi aspetti di imprecisione piccoli e sbavature di anche di. Di di di indecisione e di difficoltà. Questo è quello che potrebbe connetterci, che ci può in realtà connettere di più con le persone e renderci più efficaci. Noi abbiamo pensato per tanto tempo che fosse un'autorevolezza imposta. Quasi sacerdotale, no, di noi medici la laurea le cose. E quello ci avrebbe reso automaticamente efficaci nella
relazione. Peccato che non è così. Peccato che su tutti i libri di medicina, nelle prime due pagine, quelle che tutti saltano, c'è scritto che quando noi diciamo di fare qualcosa a una persona, quella persona lì nel 60 o più percento dei casi non l'ha fatta. Non l'ha fatta anche quando avremo la migliore informazione possibile. La terapia più precisa, più studiata, più. Bella di tutte da proporre a dei pazienti ci si riproporrà il grande tema del cambiamento.
E il tema del cambiamento passa inevitabilmente dal tema della comunicazione, una comunicazione efficace, una comunicazione che sia strategica, rivolta alle persone in modo tale da favorire il cambiamento. L'ordine medico è crollato, è fallito. Se esistesse l'ordine del medico noi potremmo tranquillamente prendere e andarcene, perché a quel punto una persona schiaccia un bottone e la macchina ti ordina di fare qualcosa oppure qualcosa.
In questo momento abbiamo ancora una grossa opportunità, è un'opportunità che dobbiamo prenderci con una certa forza, con una certa consapevolezza, iniziando sicuramente che ad approfondire il tema dell'intelligenza artificiale, perché, ripeto, per qualche anno ancora saremo noi a essere più che depositari, diciamo serbatoi transizionali di informazioni, perché non so quanti di voi in ambulatorio si sentirebbero un po' meno tranquilli se non ci fosse il computer Google.
Con interazioni, farmaci, terapie, nomi commerciali. Anche i professori. Succede infilatevi non ve lo diranno mai, ma succede a tutti. Se noi abbiamo Google è meglio. E se noi abbiamo Google è meglio anche per il paziente che sta davanti a noi e a un certo punto dovremo arrenderci. Che sarà meglio se avremo un'intelligenza artificiale, se ci saremo dedicati a capire sull'intelligenza artificiale affidabile, se sapremo utilizzarla al meglio, eccetera
eccetera eccetera. Ma il passaggio veramente cruciale di tutto questo sarà il fatto che noi dovremmo diventare degli esperti incredibili di comunicazione proprio per favorire il cambiamento nelle persone.